Con il termine Welfare aziendale si intende l’insieme di tutte le iniziative messe in atto per migliorare la qualità lavorativa e di vita del dipendente. In questo modo, l’azienda o organizzazione, attraverso benefit e premi, valorizza sia il lavoro che il tempo libero del dipendente. Oltre ai benefit come buoni pasto, telefono aziendale, smart working, banca del tempo, sanità integrativa, si può decidere anche di rimborsare delle spese già sostenute dal lavoratore o di erogare in anticipo dei servizi.
Uno dei motivi per cui si fa particolarmente attenzione al welfare è la situazione socio-economica in cui ci troviamo: in un mondo destabilizzato da conflitti e pandemie vi è un crescente bisogno di “protezione” nelle persone. Protezione intesa con un duplice significato: un’accezione retributiva e meramente economica a sostegno dei redditi e un’altra sociale che risponde al bisogno di protezione delle persone.
Un’azienda con un preciso piano di welfare ottiene diversi vantaggi tradotti non solo in un risparmio fiscale, ma anche in incentivi per creare soddisfazione e aumentare contemporaneamente benessere lavorativo e produttività aziendale. Inoltre, un’azienda “disponibile” con i dipendenti è un’azienda in cui sempre più persone potrebbero voler lavorare, in cui potrebbe cambiare la fredda e opportunistica visione del lavoro, in cui il personale qualificato sia restio a ricercare altrove la risposta alle proprie esigenze.
Migliorare la qualità del lavoro significa anche migliorare la reputazione aziendale: favorire il benessere vuol dire considerare un dipendente non solo dal punto di vista della produttività, ma come una persona che ha bisogno di stare bene nel luogo in cui lavora, che ha bisogno di supporto per affrontare situazioni più critiche legate alla salute, alla famiglia, e che ha bisogno di occasioni di svago e così via.
Esempi di misure messe in atto dalle aziende per il benessere dei dipendenti possono essere suddivisi in varie categorie:
1. Gestione del tempo.
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- Orario di lavoro settimanale flessibile;
- Banca delle ore;
- Congedo parentale;
- Utilizzo flessibile delle ferie;
- Smart Working;
2. Integrazioni economiche.
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- Integrazione al reddito durante la maternità;
- Assistenza sanitaria anche eventualmente per i familiari;
- Aiuti allo studio del lavoratore;
- Mensa / Buoni pasto;
- Prestiti a tasso agevolato per motivi di salute o esigenze familiari (ad esempio matrimonio di figli);
- Borse di studio;
- Buoni /sconti per palestre, piscine, centri sportivi e parchi termali;
- Buoni per i libri di testo della scuola;
3. Servizi.
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- Spazi per l’organizzazione di eventi culturali a disposizione anche del territorio;
- Sconti in teatri, cinema, parchi tematici.
- Supporto psicologico;
- Corsi di lingua.
Con il decreto Aiuti-quater, in vigore dal 18 novembre 2022, si amplia l’ambito applicativo dell’articolo 12 del decreto “Aiuti-bis”, stabilendo, per l’anno d’imposta 2022, nuove regole per i fringe benefit che non concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente. Tale decreto dispone che il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati al lavoratore dipendente non concorrono a formare il reddito imponibile ai fini Irpef, nel limite di 3.000 euro (cifra che si somma ai 200 euro erogabili per il carburante fino al 12 gennaio 2023, il cosiddetto bonus benzina).
Rientrano tra i fringe benefit anche i beni ceduti e i servizi prestati al coniuge del lavoratore o ai familiari indicati nell’articolo 12 del Tuir.
In conclusione, i fringe benefit sono quei benefit aziendali che riguardano una vasta gamma di beni e servizi regolati dell’articolo 51 del TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi), che godono di agevolazioni fiscali.
Sul piano operativo, entro il limite di 3000 euro:
- per il lavoratore non c’è alcuna tassazione ai fini IRPEF;
- per il datore di lavoro gli importi sono totalmente deducibili dal reddito d’impresa.
Fonti:
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Gazzetta Ufficiale
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Testo Unico delle Imposte sui Redditi
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Eutekne
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Il sole 24 Ore